Tour de France 2018, i record che possono cadere quest’anno e quelli che resteranno intoccabili
Tour de France 2018 pronto a vedere altri record cadere. Dopo il nuovo primato stabilito ieri da Sylvain Chavanel, che prendendo il via raggiunge quota 18 partecipazioni, vediamo quali altre opportunità ci sono per i corridori in corsa di segnare la storia della Grande Boucle. Tra le grandi sfide di quest’anno (o comunque del futuro prossimo) indubbiamente c’è il record di vittorie di tappa, con Mark Cavendish (Dimension Data) che ha messo i 34 successi di Eddy Merckx nel mirino dopo aver raggiunto quota 30.
A caccia di record anche Chris Froome (Sky) e Peter Sagan (Bora-hansgrohe) che a Parigi sperano di eguagliare il numero di successi di Maglia Gialla e Maglia Verde. Il britannico spera infatti di raggiungere Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault e Miguel Indurain a quota cinque vittorie, mentre lo slovacco punta Erick Zabel a quota sei trionfi. Irraggiungibile invece è il primato di Richard Virenque nella Maglia a Pois, conquistata sette volte in carriera (tra i partenti Rafal Majka ne ha conquistati due). Impossibile anche quest’anno andare a ritoccare il record della Maglia Bianca che appartiene a Jan Ullrich e Andy Schleck, con tre successi consecutivi per entrambi. Nessun candidato al titolo quest’anno ha mai vinto sinora, quindi il record resterà.
Anche il numero totale di maglie gialle indossate vedrà Eddy Merckx in testa anche a fine corsa, visto che con 97 giorni in giallo non può essere raggiunto. Tra i corridori in attività Chris Froome è il primo, con 59 giorni, con Vincenzo Nibali a quota 19 e Rinaldo Nocentini a completare il podio con 8 giorni. Improbabile, ma possibile, che possa essere stabilito il record di maggior numero di portatori in una edizione che arrivò a otto nel 1958 e nel 1987, mentre sembra inarrivabile anche il record di successi parziali in una singola edizione, anche qui di otto, ottenute da Charles Pelissier (1930), il solito Eddy Merckx (1970, 1974) e Freddy Maertens (1976).
Risultati di un ciclismo di altri tempi, sembrano destinati ormai a restare imbattibili il margine del successo finale di Fausto Coppi nel 1952, quando si impose con un vantaggio di 28’17”, il distacco maggiore per una vittoria di tappa, che appartiene a José Luis Viejo, che nel 1976 conquistò una tappa con un vantaggio di 22’50”, e la fuga più lunga, che vide Albert Bourlon affrontare 257 chilometri (più di quasi ogni corsa professionistica del presente).
Per quanto riguarda le velocità la crono più veloce fu nel 2015, con il successo di Rohan Dennis in 55,446 km/h, mentre la cronosquadre più veloce è di poco precedente, quando la Orica si impose in 57,841 km/h. Difficile pensare che possa essere invece superata presto la tappa in linea più veloce, con i 50,335 km/h fatti segnare da Mario Cipollini nel 1999 che sembrano destinati a durare.
In termini di età, non saranno ritoccati quest’anno i record di longevità e precocità, né per quanto riguarda il successo finale né parziale. I 19 anni e poco più di Henri Cornet (vincitore finale nel 1904) e Fabio Battesini (vincitore di tappa nel 1931) sembrano davvero ormai irraggiungibili nel ciclismo moderno, mentre in futuro è possibile che qualcuno riesca a fare megliio di Firmin Lambot (che nel 1922 conquistò la corsa a 36 anni, quattro mesi e nove giorni) e Pino Cerami (vincitore di tappa nel 1963, a 41 anni, 3 mesi e tre giorni). Molto difficile, ma non impossibile.
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